Andrea Bernabini – Box 202

La mia prefazione, una tra quelle contenute nel libro di Andrea Bernabini, dedicato ai 100 anni dell’Ippodromo di Cesena.

Qui riportata in versione integrale

di Marco Guidi

Una sera di settembre di due anni fa, mi trovavo a passeggiare sul molo di Ponente a Cesenatico. Era quasi mezzanotte, e guardando verso Levante si vedevano soltanto le luci, che a cadenza regolare ornano la passeggiata sul molo,  e il loro riflesso nell’acqua del canale.

Una scena surreale, quasi distopica, come se in quel frangente mi trovassi in un mondo parallelo, dove il tempo era inesistente, uno di quei momenti in cui si riesce a sentirsi parte di qualcosa, un ingranaggio del mondo e dei suoi significati, un breve respiro di rinascita. Ed era notte appunto, un momento di transizione tra un giorno e l’altro.

Proprio alcuni giorni dopo, ho visto una scena simile in una fotografia di Andrea Bernabini. Una sua fotografia notturna.

Andrea Bernabini ama la notte, una notte intrisa di poesia e speranze, intesa come periodo di vigilia, epifania di qualcosa di magico e intramontabile , come un nuovo giorno, come i giorni che da sempre si rinnovano. 

La notte, intesa come il respiro del mondo che ci invita ad una riflessione sul tempo che passa, in cui, o in sogno o al risveglio, possiamo fermarci per fare i conti con i traguardi e gli obiettivi raggiunti.

Migliaia di fusioni tra i giorni hanno portato poi ad un traguardo importante quale il centenario dell’Ippodromo di Cesena, del quale questo libro è la celebrazione, anzi è come l’immortalare delle visioni alla vigilia dell’anniversario,  un inno all’amore per i cavalli e a quel trasporto che l’uomo sente, prova fin dalla profondità delle viscere, per questi meravigliosi animali.

Anche nel Box 202, emblematica frazione di questa perla del trotto italiano, struttura  di relazioni tra uomo e animale, ci sono visioni notturne che sono il preludio di qualcosa di fondamentale, di qualcosa da assaporare e di cui godere, e questo per Bernabini è una personale scoperta, la nascita di una passione per questo mondo dal quale fino a pochi minuti prima di sbarcare, come un alieno spaesato dotato solo di macchina fotografica, si sentiva estraneo.

E’la Hippogroup che lo contatta, gli offre una missione:

Realizzare per questa occasione delle immagini fotografiche che possano far confluire in un libro, sia a livello narrativo che concettuale,  tutta la storia per la quale si celebra l’anniversario.

Andrea Bernabini è stato allora invitato a vivere quel mondo, e da un coinvolgimento prima solo professionale, e anche a sua detta timido,  tutto è sfociato poi in un vissuto squisitamente emozionale, con uno slancio partecipativo che ha permesso di riprodurre un dialogo poetico e a tratti carico di profonda sensibilità dove l’intento iniziale di documentazione, lascia spesso il posto al pathos.

Ci è riuscito alla fine Andrea, dallo smarrimento iniziale per via del quale non riusciva a far suo quel codice di accessibilità a un mondo di cui non sapeva nulla, dalla paura per un sistema sociale che sembrava un muro , è riuscito grazie ai cavalli medesimi a sentirsi a casa, grazie a quell’invito notturno proprio da parte di uno di loro, a lasciarsi andare e ad entrare nei meandri di quell’universo di  vera “Amicizia plurispecie”.

I Cavalli poi prendono confidenza con lui, si avvicinano incuriositi dall’obiettivo dell’apparecchio fotografico, un veicolo per entrambi, da un lato, come se fosse una domanda, il permesso di potersi avvicinare e accarezzarli, dall’altro è la consapevolezza che chi sta guardando, ha buone intenzioni. Ci è riuscito, perchè ha realizzato un libro dove sembra quasi di toccare con mano quell’intreccio di dialoghi da lui abilmente sviluppato, che in occasione di questo centenario, lascia tra queste pagine, oltre a una prova concreta di narrazione fotografia, la profonda idea e la concezione del rispetto tra uomo e animale

L’uomo è protagonista tanto quanto il cavallo, c’è la presenza di due specie diverse che vengono poste sullo stesso piano. Bernabini tesse una nuova trama di relazioni tra uomo e animale, superamento di un addomesticamento storico tramite palinodie fotografiche che va molto oltre alle finalità del passato per cui c’era una prevaricazione del primo sul secondo a livello commerciale, bellico o legato al trasporto. Questo superamento è ora più che mai anche un simbolo di pace ed un ritrattare i presupposti del rapporto tra le due specie.

Immagini fotografiche che si basano su solide fondamenta gettate, nel passato, da chi ha scritto la storia di questa realtà, proiettandosi poi verso il domani, anche tramite l’intramontabile traccia iconica della nuova vita, posta in relazione all’ambiente.

Nei 100 anni dell’ Ippodromo di Cesena, il ruolo intramontabile della fotografia allora è l’essere un trampolino di lancio per una riscoperta pacifica di attività antiche in un dialogo sostenibile ed umano con la modernità ed il futuro.

Correggo solo una cosa che ho scritto sopra. 

Forse l’obiettivo fotografico non è nemmeno un veicolo vero e proprio, perchè i cavalli, invitando Andrea Bernabini nel loro mondo, hanno scelto già in partenza di fidarsi.

Immagino anche la sua soddisfazione, nelle notti in cui penserà ai momenti vissuti all’Ippodromo, all’onore avuto nell’essere scelto da queste creature. 

E quella luce che sarà difficile dimenticare, e proprio per questo, suo marchio di fabbrica.

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Andrea Bernabini – Box 202