Fotografie di Chiara Gridelli
di Marco Guidi
Quando Andreas Feininger disse: “Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da
poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni”
probabilmente non aveva intenzione di riferirsi solo al mondo della fotografia, ma poteva essere
uno stimolo a guardare meglio, dimenticandosi del banale e della noia, a partire dalle cose
semplici. E quando negli anni Sessanta, riferendosi ad un Eric Clapton agli albori della fama,
Roger Waters dei Pink Floyd disse “Non basta avere una chitarra Les Paul per sentirsi Eric Clapton,
non funziona così”, è probabile che le intenzioni legate alle sue parole andassero oltre l’ambito della capacità musicale, e potessero essere fruibili e accostate a un modo di vivere il quotidiano, slegando la qualità della vita dal possesso materiale di qualcosa.
Ovvero non basta avere, se non si sa usufruire con valore aggiunto.
Sapere apprezzare le cose semplici, saperne godere, in altre parole, trovare o creare dal poco o
nulla una straordinarietà nelle ore che abbiamo da vivere durante il giorno. Ma soprattutto,
queste frasi sono un invito a rendersi anche conto dell’importanza della parola talento, spesso
dimenticata, pensando che possa essere un qualcosa in omaggio in spiacevoli logiche di potere
economico. E il mondo dell’arte purtroppo non ne è esente. Insomma abbiamo tante frasi, tanti
aforismi che se percepiti in secondo ordine, oltre la pura semantica di riferimento, possono essere
visti come delle brevi e piccole lezioni di vita.
Tutto questo si rispecchia nella fattispecie rappresentata da Chiara Gridelli quando con le sue immagini ci mostra la convivenza forzata con
la sua stessa casa. Non ne fa una tragedia o una polemica, bensì coltiva la sua quotidianità a tal
punto da fondersi con essa, diventandone tutt’uno, creando una sana simbiosi con cui vivere
serenamente e alla giornata il periodo del cosiddetto Lockdown, un evento che più d’ogni altro
ha sconvolto le vite e le abitudini di tutti negli ultimi anni.
Chiara diventa una sorta di ambasciatrice di sè stessa in relazione a ciò che la circonda a livello
domestico, riuscendo a far trasudare nel rapporto tra lei e gli oggetti, un’atmosfera surreale e a
tratti addirittura sensuale.
Se il Lockdown fosse stato e sia tuttora una prova per insegnarci a vivere meglio le nostre
giornate a partire da quanto abbiamo? Anche questa potrebbe essere un’ipotesi interessante.
Resta il fatto che le fotografie della Gridelli sono un valido esempio del vivere il Qui e Ora
impostoci forzatamente. Ci insegnano a rallentare, a godere degli oggetti, quasi a provare
attrazione nei loro confronti.
Sarebbe il caso quindi di prenderle come riferimento per fermarci, riassaporare daccapo quanto
abbiamo intorno, eliminando il “Qualcosa di troppo” di cui ha parlato in modo semplice e diretto
un’altra Chiara, la Gamberale.
Magari scopriremo senza affanno che abbiamo già a disposizione molto di quanto stiamo rincorrendo, e potremmo fermarci a contemplare
quanto sia affascinante immedesimarsi con una teiera di primo mattino.