Francesca Tilio:"ENCHANTEMENT" . Se la colazione è punto di rottura.
E’ sempre un’esperienza strana e interessante quella del guardarsi dal di fuori e provare a specchiarsi nelle parole degli altri.
ringrazio Marco per il tempo e la volontà di raccontare un progetto che parla di donne e libertà .
Francesca Tilio, 24 settembre 2021
di Marco Guidi
Immaginiamo una grande imbarcazione piena di comfort, ogni genere di lusso. Solo un problema. Non può muoversi, un’ancora pesantissima la tiene alla fonda, senza possibilità di salpare.
Deve essersi sentita così la donna della “Colazione sull’erba”, soprattutto perchè metaforicamente era lei quell’ imbarcazione, e la catena dell’ancora era legata fin troppo saldamente a un ideale ben preciso. Lei ci aveva provato a svecchiare un po’ l’arredamento kitsch di certe coscienze, grazie alle pennellate sensuali di Manet, che accarezzavano la tela intente ad assaporare e a farci gustare un momento nella vita, poco prima che arrivasse l’impressionismo, ma non è stato sufficiente. L’ipocrisia e gli animi benpensanti hanno come sempre gridato ad una “Scandalosa indecenza” e non alla bellezza, al naturale inteso come oggetto puro. Lei è disinvolta, ma si sente al tempo stesso pesante, da quanto è consapevole del pensiero ottuso che la circonda fuori da quella cornice di colori un po’ strapazzati dove giace. Non c’è nessuna storia, nessuna mitologia che giustifichi la sua presenza lì. Si richiude in se stessa, con il braccio che indica verso di lei, a sottolineare cosa? Un condizione, un pensiero. Un’autoanalisi. Ma non un’ agire.
Non è solo la “Colazione sull’erba” come opera d’arte a cui guardando le fotografie della Tilio mi sento indirizzato, ma è proprio il concetto di colazione che curiosamente mi verrebbe da scomodare. Dopo la colazione le ipotesi sono sempre due. Ti alzi da tavola col sorriso o con il disagio. Quindi è sempre un punto di rottura. Se sorridi è perchè ami la vita e sei in equilibrio attivo col mondo, se sei a disagio, ancorato in un porto dorato ma dove a malapena intravedi il mare, allora occorre rialzarsi e ricominciare a carteggiare sul tavolo per tracciare di nuovo la rotta.
Oppure sull’erba.
Quindi ci viene in aiuto Anne Brigman, sia con le sue immagini sia col suo insegnamento, dato che questo è un lavoro che ha anche, almeno al livello formale, il sapore di un omaggio a lei.
La fotografia è in questo caso il contrario della Brigman. Lei era femminista convinta ancora prima della nascita del movimento, mentre la fotografia qui si fa indipendente e delegata di un forte concetto di libertà, molto dopo il suo essere slegata dalla pittura. Ma pone rimedio molto bene al suo essere arrivata in ritardo.
La libertà è essenzialmente nella testa, se poi l’idea si connette si estende al resto del corpo succedono le azioni, ovvero i cambiamenti.
Francesca Tilio prende coscienza di questo nei suoi corpi messi in comunione con la natura e dirige una performance che scuote la staticità di una condizione solo sottolineata e quindi proposta dalla pittura. Con la pittura stessa ci aveva provato anche Vallotton, ma era ancora troppo presto, e per dire qualcosa ci voleva un qualcosa altro di mancante, scusate la tautologia, che, come il femminismo di Brigman, non era ancora nato. Mancava la complicità della performance, altrimenti rappresentare il nudo per rinnovare il mondo, anche se questo gridava, era come la voce di un uomo nel deserto.
Il braccio della Brigman, nelle sue fotografie, indica, è attivo, quasi beffardo, è l’esatto opposto del dipinto in cui la donna nuda di Manet ha un braccio che è in una posizione ritratta, indica verso di sè, opposta anche a quello dell’uomo, il cui status è nettamente più riconosciuto.
Invece Lei, la Brigman ha indicato la strada. Una strada che, come uomo, ha percorso anche Rutger Ten Broeke. Apro una parentesi. La fotografia è donna, l’ho sempre pensato, e adesso forse contraddico per un attimo la linea che sto tenendo in queste righe, ma non sarebbe bello identificarla a volte come uomo? Forse rischio di essere decapitato dalla scure delle pari opportunità, ma se fosse uomo, sarebbe il primo, anche solo per via della sua esistenza ai sali d’argento, cromogenica o digitale, a riflettere sugli atti di una certa mentalità. In altre parole, aldilà del campo artistico e fotografico, sarebbe bello che l’azione del recupero sociale per gli sbagli degli uomini, venisse fatta inizialmente da uomo a uomo. Un po’ il contrario dello spalleggiarsi a vicenda con i vari “Bella Fra!” quando si vanta un atto di virilità amalgamato ad uno di superiorità. Chiusa parentesi.
Il cambiamento si fa quando si ha il coraggio di rompere concezioni. Alzarsi da tavola prima di altri è maleducato secondo la tradizione, ma e sempre la stessa storia. Occorre che chi punta il dito si faccia prima un’ esame di coscienza.
Per cambiare occorre subire prima il giudizio, analizzarlo e poi ribaltarlo, alzando la voce, se necessario. Se non è giusto stare a tavola in un certo modo. Se solo la colazione in sè è l’unico nutrimento che hai.
Con Tilio, non c’è solo il tributo a una donna femminista prima che questo movimento esistesse, ma c’è anche la metonimica intenzione di indicarla come l’incarnazione di una certa fotografia che ha sdoganato l’atteggiamento di alzarsi da tavola, come un bambino ribelle a cui gli adulti non rivolgono la giusta attenzione perché si parla delle cose da grandi. Questo gesto serve a far capire che non sempre i grandi hanno ragione, e dovrebbero tornare sui propri passi.
Vuole dirci che se non ti sta bene come sarà la giornata dopo colazione, ti alzi e ti spogli di quel qualcosa di troppo, o rincorri quello che manca. Lasci alla spalle la violenza, e danzi con la poesia.
Anzi, diventi Poesia, diventi respiro. Equilibrio di un corpo nudo.
Con “Enchantment” la fotografia diventa un evidente indice di alzarsi, e andare.
Poi a dirla tutta, dato che la mentalità è stata cambiata, evitando basi storiche e mitologiche, cosa giustifica la presenza di donne nude sull’erba nelle fotografie di Francesca Tilio?
Risposta:
La consapevolezza di essere libere e belle, ma non per questo facili. e tutto questo in profonda connessione con la natura. Serve pure a comprendere l’emblema della fotografia stessa. Scusate se è poco. Spogliarsi al giorno d’oggi, con i ritmi e la frenesia, gli obblighi, è come un urlo liberatorio per combattere lo stress. Da qui, il primo cambiamento è nello stato d’animo.
E di là,su quella barca magari tornarci una volta imparato a stare al timone e a governare.
Adesso, ad esempio.
Che incanto.
Francesca Tilio:”ENCHANTMENT” Se la Colazione è punto di rottura