2018
di Marco Guidi
Di primo impatto la fotografia di Andrea Tonellotto profuma di surreale, sembra fermare l’attimo in cui ci si desta da un sogno e osserviamo la realtà delle cose, ma ricordiamo già bene quella perfezione onirica appena vissuta, che rimanda a una sospensione del tempo, che permette di vedere tutto da altri e innovativi punti di vista.
Le tonalità del colore, l’Astrazione, sono tutti elementi che cercano di farci afferrare quella transizione tra il sogno e la vita diurna.
Le sue Polaroid dunque restituiscono sensazioni gradevoli, sono prive di manipolazioni ed esprimono un deciso carattere di atemporalità, cullando l’osservatore in una visione sognante e pittorica.
1) Ciao Andrea, partiamo dalla prima domanda, tu sei sia un fotografo che un rugbista, come riesci a coniugare la sensibilità della tua produzione artistica con uno sport tanto duro?
“In verità, il rugby è uno sport duro sotto l’aspetto fisico, ma è uno sport molto sensibile e fatto di emozioni, se lo si guarda sotto l’aspetto umano. Basti pensare a tutto il romantico contorno di tradizioni e “mitologia” che lo accompagna…ecco in verità io nel rugby ci vedo quello che vedo nella fotografia: colori, emozioni, velocità e staticità allo stesso momento.”
2) In Passato hai usato Rollei, Hasselblad, e ora Polaroid. Diciamo che il formato quadrato ti affascina ma quando hai capito che sarebbe stata proprio la polaroid a diventare il tuo strumento di espressione autoriale?
“Quando sono approdato al medio formato quadrato ho capito subito che quella era la dimensione perfetta per quello che volevo esprimere, mi mancavano solo i colori giusti e l’atmosfera “sognante” che poi ho trovato nelle pellicole istantanee.”
3) Molte delle tue polaroid sono state scattate a pochi passi da casa, cosa ti senti di dire a chi cerca mete lontane per scattare foto?
“Assolutamente nulla… Ognuno ha il diritto e il dovere di cercare il posto che gli permetta di esprimere le proprie emozioni. “
4) All’inizio del tuo percorso cosa ti eri prefissato di comunicare? Ti senti coerente ora con i “Primi Tempi”?
“Un amico col quale stavo ripescando negativi di vent’anni fa, è rimasto sorpreso dalla continuità del mio linguaggio espressivo, e sinceramente, sono rimasto stupito pure io, nel vedere come fossero già ben presenti gli elementi che caratterizzano la mia produzione attuale, in foto di vacanza o di tutti i giorni…
“Ma tu cosa vuoi comunicare con le tue foto?”. Allo stesso modo, questa è una domanda che mi accompagna\perseguita da sempre…Se c’è una cosa che detesto, è spiegare le mie foto…Io voglio che chi guarda le mie foto provi delle emozioni, si fermi a pensare, si ponga delle domande, domande alle quali non ho la pretesa di dare una risposta. Oppure semplicemente mi basta che chi si ferma a guardare una mia polaroid, si rilassi e rallenti per un attimo…Pensandoci bene, non è una aspirazione da poco, prendersi la responsabilità di modificare la giornata di una persona. “
5) Molte delle tue immagini rimandano ad autori come De Chirico, Carrà ed Hopper. Solo Che nelle tue foto non c’è presenza umana, neppure automobili, se non in un caso solo, come mai?
“Prendi con leggerezza quello che sto per dire: Non mi piacciono le persone, anzi non mi piacciono la confusione e il disordine, sia materiale che morale, che le persone possono arrivare a fare…Ad esempio, rifiuti dappertutto, macchine parcheggiate fin dentro l’uscio di una porta pur non fare due passi o cercare un cestino, ecco queste sono le cose che vorrei cancellare e di fatto cancello dalle mie foto…Allo stesso tempo, sono le persone che progettano e costruiscono i fabbricati che fotografo… Diciamo che mi piace l’uomo quando è attore non protagonista e lascia parlare la sua opera senza doverla spiegare.”
6) Hai intitolato il tuo libro:
” Just a Perfect Day”. Ci mostri come vorresti vedere la tua città? O è la ricerca della città ideale?
“La più bella interpretazione di “Just a Perfect Day”, me l’ha data Adele della Libreria Marini di Roma “…Questo libro è un’ottima fusione di reale, surreale, sogno, magia…Quello che dovrebbe essere una giornata perfetta”… Io ci aggiungerei anche un pò di mistero e malinconia, che poi sono tutte emozioni contenute nella canzone di Lou Reed, dalla quale ho preso in prestito il titolo. “
7) Quanto la concezione di “Metafisico” influenza la tua osservazione della realtà?
“Movimenti come Metafisica nell’’arte, De Stijl, Razionalismo e Costruttivismo in architettura, hanno sempre acceso il mio interesse e la mia immaginazione, per cui sicuramente hanno influenzato e influenzano le mie foto. Diciamo che quando ci sono linee essenziali e pulite, ombre e luci nette e pochi colori dominanti, si accende qualcosa nella mia testa.”

“No, assolutamente. Ritengo che l’idea debba essere supportata da una buona padronanza del mezzo e il tutto debba essere al servizio della ricerca estetica.”
9) Pensi di aver trovato nella Polaroid la tua strada definitiva oppure la consideri come un’importante momento di passaggio, lasciandoti aperto ad altri supporti?
“Per adesso non vedo altri mezzi più adatti della polaroid per esprimere le mie emozioni, però lascio sempre aperta la porta ad altre possibilità; ad esempio mi piacerebbe fare qualcosa utilizzando il formato 4×5 oppure utilizzando il medio formato 6×7, che mi è sempre piaciuto tanto come formato, ma non l’ho mai utilizzato… A volte piacerebbe anche a me stampare una bella foto 2m x 2m.””
10) Nel tuo fare fotografia ci sono delle Reminiscenze della tua infanzia?
“Io credo che quello che siamo, sia il prodotto di tutto quello che siamo stati, per cui è inevitabile che l’infanzia influenzi anche il presente. Non so in che modo, ma sicuramente è così… Adesso che mi ci fai pensare, preferisco non pensarci …”
11) Un’ultima domanda, quanto sono importanti per te i distributori di benzina?
“Sono Fondamentali! (ride,ndr)”
Intervista con Andrea Tonellotto