LE MUSE INQUIETANTI

.

di Marco Guidi

E’ Difficile spiegare l’eccitazione che si prova a livello visuale, quando la fruizione o addirittura il violento introiettarsi in me di un elemento all’interno di una fotografia scatena una serie di collegamenti e di rimandi ad altre immagini, che improvvisamente appaiono sorellastre, figlie di autori diversi, ma nate dalla stessa madre, concessasi per quel momento fugace e passionale dello scatto, a rari e prescelti amanti che in quel frangente ne hanno colto l’essenza della metafisicità e lo hanno assaporato insieme, ansimando all’unisono, fissando su pellicola o sensore digitale la rotta per un’isola nascosta, raggiungibile solo tramite quel terzo occhio di cui parlava Cesare Padovani.
Si potrebbe forse mettere in atto o perlomeno contestualizzare quello che provo per mezzo dell’osservazione di queste fotografie, con una certa fenomenologia del lineamento o del profilo, cogliendo quel lato di sottile androginia, quel fascino spigoloso e mascolino, archetipo di una tradizione che va da Platone e Ovidio, dalla letteratura di Virginia Woolf, fino alla Dietricht e alla modella di Newton per Yves Saint Laurent, passando per il tormento della ragazza ritratta da Jo Schwab e alle polaroid di Caroline Vaughan e Martha Casanave. La sottile androginia, dunque che eleva a mistero, quale estasi visiva, tramite lo sguardo, il sentimento della malinconia. L’inquietudine premessa dal titolo, che possiamo percepire dal lato della musa ritratta, ma in particolar modo da quello di noi fruitori, non è paura in senso stretto, non è presagio di un pericolo imminente e neppure di negatività, ma è lo scuotimento dell’Animo derivante da una fattispecie squisitamente metafisica. Certo se andiamo a vedere nello specifico ogni fotografia presa singolarmente, possiamo vedere il celarsi in determinate immagini di quella che può essere una storia turbolenta o di violenza alle spalle (Todd Hido?)
I profili, come roccaforti labili di sguardi tormentati, sono una sorta di soglia che ci porta oltre i margini della fotografia, facendoci approdare nel bianco spazio, anch’esso immagine, ma per la quale l’esposizione non è altro che un frangente indefinito, senza ne’ tempi ne’ diaframmi, luogo in bilico tra sonno e veglia. E qui ci ritroviamo ad interrogarci senza tregua sul mistero di quegli sguardi, emblema della stessa realtà, se possiamo definirla tale, di cui siamo parte. Infatti quello che vediamo nelle fotografie delle muse inquietanti potrebbe essere benissimo il nostro stesso sguardo nei confronti del mondo, come un Puns, che da letterale gioco di parole potrebbe essere inteso per l’occasione come un gioco di specchi.
Gli sguardi trasudano una sorta di dolore inclassificabile, profili del viso come falchette, occhi che come ombrinali, sono un drenaggio per la malinconia, intesa come nostalgia dell’infinito. Le muse inquietanti, donne che siedono alla tavola di Erato e bevono dalla coppa di Melpomene. Muse, eliconie o aonie, rappresentazione ideale dell’arte e del divino. Ogni immagine e’ come l’ impersonificazione di un’idea, nuovo volto di un’qualcosa, di un’aura che si tramanda nel tempo.
Una storia che va dai versi dei greci alle tele di DeChirico e Carrà, i primi a farle diventare inquietanti. Ma anche reativa ai nudi blu e rosa di Matisse e alle contorsioni Westoniane, all’abbraccio di luce di Padovan e al gia’ citato fotografo berlinese, dove i corpi, con fare pudico mostrano un distacco rispettoso, anche tramite la posizione delle braccia che determinano un’area protetta, invalicabile se non con un tacito consenso. Il busto irrigidito a volte è in posizione innaturale, da cui la presunzione di un’integrita’ che viene sfracellata da una babele di emozioni contrastanti. Percio’ distensione che si alterna a tormento. Dove troviamo il bianco e nero, specie con toni alti e delicati, sembra di essere sospesi nel tempo, in una dilazione temporale onirica.
Il talento del fantasy Christopher Paolini aveva scritto nella descrizione di un suo personaggio, che esso per via di una maledizione, riusciva a sentire tutto il dolore e i problemi del mondo. Ecco che in alcuni ritratti sembra accada proprio questo. Il fotografo, con il potere dell’esposizione, ha fatto scattare l’interruttore per aprire un nuovo vaso di pandora, il cui contenuto sfocia come un fiume in piena tramite gli sguardi, e i lineamenti del volto, come argini, faticano a contenere il turbinio di umori di ciascuna donna, di ciascuna figura.
Il ritratto fotografico diventa lirico, oltrepassa i generi e li annulla. Dal ritratto al presagio di un paesaggio, su cui come veneri, le luci e le ombre che delineano e scolpiscono corpi e volti, danzano al suono di arpa e cetra, al tramonto, in una vallata lontana e nascosta.
Si instaura una poetica protettiva volta a preservare la bellezza delle e nelle fotografie, che trasudano una sensualità svincolata da ogni aspetto sessuale. C’e’ l’annullamento di un senso plasico, ogni stereotipo sparisce e con se’ ogni possibilita’ di erezione di maniera. L’atto che ne deriva supera le concezioni di spazio, corpo e tempo, lasciando solo la possibilita’ di una piena armonia percettiva.
E grazie sempre alle fotografie, alla trasversalita’ di ciascuna di loro, senza poi addentrarci nel concetto di Informe, che i mondi dietro ogni volto di musa si toccano, si sfiorano, fino a tastarsi con dolcezza l’animo, di una predisposizione gentile, per poi accomiatarsi e lasciando soli noi osservatori, che da spettatori d’una grazia illuminante e anche pericolosa, siamo nuovamente in mezzo al quotidiano mistero che ci circonda.
 
 
Fotografie di:
 
Todd Hido, , Jo Schwab, Davide Padovan, Marco Guidi, Francesco Sambati,  Silvio Pellegrini, Martha Casanave, Paul Outerbridge, Lee Friedlander, Guido Guidi,  Ulisse Bezzi, Caroline Vaughan,  , Eammon McCabe, Marion Ettlinger, Bill Brandt, Florence Henri, Man Ray, Edward Weston, Paul Kooiker, Marco Pesaresi, Graziano Panfili, Max Ernst.
 
Immagine principale:
Giorgio DeChirico, Le Muse Inquietanti, colore ad olio, 97×66,1916-1918
 
Dipinto.
Henri Matisse, Nudo Blu, Baltimore Museum Of Art, 1947

© 2021 Diritti riservati su tutti i contenuti a Marco Guidi || contact: email || social: facebookinstagram

LE MUSE INQUIETANTI