di Marco Guidi
Diciamolo subito. E’ una sequenza di immagini fotografiche di un impatto tale da rimandare subito all’astrazione. Roberto traduce la sua percezione del luogo in immaginazione.
Le sue fotografie digitali si inseriscono in un contesto che potremmo definire di esasperazione del microambiente. Sono la registrazione ipersaturata di un flash visivo più tipico di una dimensione onirica dello sguardo, sono la volontà focalizzarsi sull’obiettivo di contrastare l’oblio causato dal risveglio.
E’ ben noto il ruolo della fotografia di isolare, comprendere o escludere gli elementi di quel grande ambiente esterno che è il mondo apparente. Nelle registrazioni di Del Bianco io ci sono già stato, come molti altri penso, durante l’infanzia, dove tutto è ampliato e stupefacente, mantenendo un barlume di certezza in riferimento alle mie visioni, ma al tempo stesso rassegnandomi all’idea che non ci sarà più quell’aura di pura spensieratezza in cui riviverele.
Dove sta l’elemento perturbatore? CIò che sconvolge e al tempo stesso coinvolge, è la novità urbana più o meno accettata che va ad alterare la quotidianità dei residenti e le loro abitudini, ma soprattutto l’insistenza nell’osservazione di queste immagini, la loro profonda contemplazione, non può fare altro che farci chiedere dove e in quale sogno abbiamo visto quei frangenti densi di saturazione, in cui abbiamo provato la pace dei sensi e per un attimo, abbiamo vissuto come bambini nel reale. Ci sconvolge l’atto che l’arte esercita sull’animo.
Nelle fotografie di questa serie c’è una sorta di linea di confine che determina uno stacco tra la volontà di voler andare ancora più dentro alle situazioni proposte dall’autore, perdendosi nei loro meandri, e tra quel sentimento che coincide nel volerle oltrepassare, come se fossero un pretesto per una libertà totale. Esempio di questo è la trama di rete arancione nell’immagine al centro della sequenza. Il forte blu crea una sorta di cortocircuito mentale, una sorta di rovesciamento percettivo in cui padroneggia il desiderio di arrivare al mare o al cielo.
Chi ha detto che l’immaginazione non faccia parte del reale?
E’noto il ruolo che l’immaginazione svolge nella percezione del reale, occorre dimenticare il ruolo di servizio nei confronti dell’agire pratico e tenere conto che questa ha una sua completa autonomia, nel senso che è il cosididetto reale a dover confrontarsi con la complessità dell’immaginazione stessa, spesso uscendone sconfitto in termini di realizzazione soddisfacente e completa. l’immaginazione stessa necessita di una sua definizione e merita una breve parentesi della storia della filosofia a lei dedicata.
Immaginazione, quell’ Eikasia che dalla cultura greca ci continua a suggerire la capacità di pensare, anche e soprattutto da ogni precisa elaborazione logica. Grazie a questa sequenza di DelBianco abbiamo l’occasione di rivedere in estrema sintesi un percorso delineato all’interno della storia della filosofia che da Aristotele arriva fino a Sartre.
Per quel carattere talmente filosofico-scientifico che ha sempre contraddistinto l’immenso pensatore greco, l’immaginazione (Per una parte della storia sempre collegata alla fantasia, almeno sul piano della terminologia) è sempre collegata all’immagine sensibile, ponendo in essere un inevitabile avvicendamento(sussidio)conoscitivo. Tale atto è quindi prodotto dalla sensazione in corso nell’Adesso. Una splendida mediazione dunque tra i sensi e l’intelletto.
Questo se ci pensiamo, è strettamente collegato alla fotografia, al punto che tutto ciò spiega le mie prime sensazioni nell’osservare le immagini di Roberto. Questo percorso trova un’esaltazione nel pensiero di Plotino, che arriva ad indicare come l’immaginazione non sia semplicemente una facoltà umana ma viene considerato come un aspetto particolare dell’ Essere, come il Nous, l’intelletto, e la psiche,l’anima.
Per Platone, l’immaginazione aveva origine dal fegato, ma a livello di pensiero, si traduce con un qualcosa che mette in comunicazione il mondo delle idee con quello delle cose sensibili. Concorda dunque nell’insieme con Aristotele, ma tralascia più l’aspetto Terreno, quindi scientifico.
Perfettamente rispecchiabile in questo caso ed estremamente avanti coi tempi è Giordano Bruno, che collegava l’immaginazione alla Mnemonica, quell’immenso potere universale per cui le nozioni conoscitive si ricollegano ai Topoi, immagini in rimando ad altre idee , ed ogni cosa , tramite appunto l’immaginazione stessa, può essere colta e ricollegata ad altre ( In una certa pratica e manualità fotografica si potrebbe creare una sorta di internegativo) con criteri di somiglianza e affinità.
Proprio per questo significato connesso alla Mnemonica, gli elementi cromatici di questi close-up urbani registrati sul sensore della fotocamera di Roberto, mi permettono tranquillamente di viaggiare tra le visioni, quindi tra i vari aspetti che avevo visto, e poi avevo affidato all’immaginazione.
Tralasciando, per un peccato riassuntivo, Vico, Hobbes e Kant, arriviamo all’Immaginazione e all’Immaginario, rispettivamente del 1936 e del 1940, di Jean Paul Sartre, che pone il suo pensiero su un fondamento fenomenologico che ha origine da Husserl, sostenendo che il potere dell’immaginazione è “Irrealizzante” nei confronti delle cose. Queste, sono attraversate dall’immaginazione stessa, realizzando la capacità della coscienza di superare la concezione di materialità, quindi tutto questo si traduce come massima espressione della libertà.
Proprio sulla base di quest’ultimo aspetto, si traduce un’ulteriore sconvolgimento che ha un sapore positivo rispetto al tenore dato al concetto in questo progetto collettivo.
Tramite l’immaginazione, specie di matrice novecentesca, si può “sfidare” l’aspetto preso in considerazione, che ha scombinato in qualche modo l’ambiente circostante, continuando a guardarlo da un punto di vista personale, onirico, conferendogli il sapore di novità e bellezza che, per via di quella massima espressione di libertà di cui accennavamo sopra, nessun progetto cantieristico, nessun ingegnere, amministrazione comunale e nessuna nuova e più o meno discussa infrastruttura potrà mai eliminare.