SILVIO CANINI / ROBERT ADAMS

Lettura parallela di:

SILVIO CANINI – SIDEWALK HUMANITY e

ROBERT ADAMS – NO SMALL JOURNEYS: ACROSS SHOPPING CENTER PARKING LOTS, DOWN CITY STREETS,1979-1982

di Marco Guidi

 
Nel 2003 venne realizzata una mostra con 52 fotografie inedite di Robert Adams, tutte realizzate tra il 1979 ed il 1982, presso la Matthew Marks Gallery di New York. Di seguito venne pubbicato il catalogo, anche piuttosto raro, che raccoglie tutte le immagini fotografiche dell’artista americano esposte in tale esibizione, dal titolo “NO SMALL JOURNEYS”
Nel periodo in cui realizzo’ le fotografie Adams senti’ l’esigenza di provare a riprendere la bellezza anche negli ambienti piu’ improbabili, ma che che come umani, come società, avevano contribuito a creare. Si potrebbe parlare di Habitat del Midwest. In particolare ci fu un evento scatenante questa ricerca. Un giorno Adams vide con la moglie una colonna di fumo che si alzava vicino alla sede degli impianti nucleari di Rocky Flats a Denver, in Colorado. La popolazione temette cosi’ una catastrofe, nonostante l’unico risvolto concreto della vicenda fu un piccolo incendio. La preoccupazione relativa a cio’ che sarebbe potuto andare perduto dell’ambiente socio urbano circostante, spinse Adams a cercare la bellezza nella quotidianita’ di quei sobborghi e d’altra parte, a cercare nella gente una sorta di impercettibile serenita’ derivante da una normalita’ che sarebbe potuta essere ferocemente spazzata via dalla stessa fonte di sostentamento energetica che avevano contribuito appunto a creare.
Una bellezza a tratti improbabile e marcatamente umana. E Americana. Le persone ritratte da Adams a loro insaputa, diventano una figura retorica, una metafora del valore della vita in quella ripetizione costante, che è la quotidianità della Downtown, e che stava per andare perduta. Qui il senso del corpus di immagini in mostra.
La desolazione argentica tipica delle fotografie del Nuovo Ovest per cui e’ famoso Robert Adams, le immagini inondate di luce e formalmente austere, sono non tanto da dimenticare, ma da accantonare quando si guarda questo lavoro. Nei paesaggi americani fotografati non c’è quasi mai nessuno. Che Adams sia un fotografo asociale? Perlomeno non mi e’dato saperlo, ma ironicamente la risposta potrebbe essere che le persone stiano facendo shopping in pieno Midwest. Sono persone di tutte le eta’ e sesso, si muovono dall’auto ai negozi e viceversa, attraversando quel fazzoletto di terra di nessuno che è il parcheggio, simbolo comune della vita americana e una delle sue icone per eccellenza. A volte sono ritratte in tempo, appena entrate o uscite nell’/dall’inquadratura, quasi a sottoindere una piccola comparsata nell’eterna telenovela, quale è il meccanismo commerciale, propulsione incessante di una macchina da guerra, il sistema capitalista.
C’e’ una fotografia verso la fine del catalogo, che riprende a la citta’ dall’alto, come se in quel momento Adams avesse avuto la curiosita’ impellente, la frenesia Odisseica per salire da dove guardano e comandano gli dei, da dove muovono senza filli una miriade di sudditi. Qui c’e’ per me la transizione, il portale spazio temporale che porta al mondo di circa trent’anni dopo, in un’altra parte dell’America, una citta’ che non dorme mai. New York.
Qui dal cuore della Romagna, da Bellaria Igea Marina, un altro fotografo sposta momentaneamente le sue attenzioni dalla ricerca squistamente antropologica sulla vita in spiaggia fino all’umanita’ della Grande Mela alla quale si sente cosi’ vicino. Ci va quando sente il bisogno di ricaricare, di cambiare aria.
Silvio Canini, fotografo eclettico, artista poliedrico, e’ il classico uomo del suo tempo. Si interroga su quello che lo circonda, su quanto colpisce e inquieta la sua sensibilità. E’libero nel progettare la sua architettura narrativa funzionale a quel che vorrebbe comunicare, senza problemi nel trovare una sintassi adatta alla presentazione del suo lavoro, abile nel trovare meccanismi fatti di ingranaggi visivi volti a estrapolare la sua criticità e la sua sensibilità nei confronti del reale.
Quella che vive e fotografa Canini non è più la stessa America. Sebbene la tipologia del lavoro fotografico, l’approccio metodico e formale sembrerebbe molto simile a quello di Robert Adams, la Downtown della grande città americana ha insita una proteiformità tale da suggerire una visione completamente diversa anche delle persone e del loro approccio alla routine. Il “Continuo divenire” fa si che ci si siano connotati diversi.
La trasversalità tra i due lavori sta nel mostrare brillantemente come le persone diventino una declinazione del meccanismo territoriale. Una testimonianza di quanto essi sono e fanno con e per il territorio di appartenenza o adozione.
I meccanismi che muovono la società si sono fatti ancora più austeri e cattivi. Forse la gente sta aprendo gli occhi ma è troppo tardi, è comunque parte del gioco e non può farci nulla.
Silvio Canini tramite la luce sui volti ottiene una chiarezza della visione che ci mostra l’umanità come pedine, o meglio, come marionette legate a dei fili, al servizio di un burattinaio, che le muove a suo piacimento, decidendone persino l’ampiezza dei respiri e sancendo anche l’entità e continuità dei sentimenti. La frenesia della metropoli che deve procedere senza interferenze, come una diligenza trainata da esseri umani col paraocchi. Con empatia Silvio dona ai soggetti che ritrae anche lui (quasi) senza farsi riconoscere, una sorta di quarto d’ora di celebrità tramite una pioggia di luce, come se fosse l’ambizione del sistema, che risplende sul territorio amministrato. Le persone che Silvio incontra sono un arcipelago di lingue, colori della pelle, desideri, sentimenti, culture e tradizioni. Procedono senza sosta, senza tregua, la nave non può fermarsi altrimenti ai temi vieni rimpiazzato. E Silvio col suo sguardo gentile, senza pretesa di essere riconosciuto e ringraziato, prova a dare almeno un po’ di conforto, del resto per lui e tanti altri potrebbe essere la stessa cosa.
Canini riporta un tremendo senso di umanità, a volte una serenità forzata. Come Adams, tramite il quale però vedevamo un’ingenua tranquillità.
Non è altro che un’evoluzione, uno splendido passaggio di consegne all’interno del panorama fotografico.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

© 2021 Diritti riservati su tutti i contenuti a Marco Guidi || contact: email || social: facebookinstagram

SILVIO CANINI / ROBERT ADAMS